La Psicoterapia cognitivo-comportamentale evidenzia una complessa relazione tra emozioni, pensieri e comportamenti, ipotizzando che le emozioni e i comportamenti delle persone siano influenzati dalla loro percezione degli eventi. Non è la situazione in sé a determinare direttamente ciò che le persone provano, ma è piuttosto il modo in cui la interpretano, quindi dal proprio modo di pensare.
Secondo questo approccio terapeutico i pensieri influenzano le emozioni e da esse vengono a loro volta condizionati. Immaginiamo tre situazioni della vita quotidiana, un colloquio di lavoro, una cena con amici e un litigio con una persona a cui vogliamo bene: l’emozione che proviamo è una conseguenza dei nostri stati mentali. Durante il colloquio di lavoro potremmo pensare che non riusciremo a mostrarci abbastanza validi da essere scelti, alla cena con amici può sorgere il dubbio di essere mal giudicati per il nostro aspetto o per la nostra personalità, mentre una lite in famiglia può diventare per noi l’ennesima conferma di non essere amati dagli altri. In tutti questi casi il pensiero viene seguito da un’emozione difficile da sopportare, che a sua volta ci renderà più predisposti a pensieri negativi su noi stessi e sulle nostre esperienze. Si viene a formare un circolo vizioso nel quale i comportamenti rispecchiano la natura dei pensieri e delle emozioni che abbiamo sperimentato: affronteremo il colloquio di lavoro con un atteggiamento timido e impacciato, saremo a disagio e poco spontanei con gli amici, gestiremo con rabbia un conflitto familiare che probabilmente poteva essere risolto in maniera più semplice. La terapia cognitivo-comportamentale approfondisce le ragioni per cui i nostri pensieri, comportamenti ed emozioni si orientano verso modalità che non riusciamo a modificare pur ricavandone sofferenza.
La terapia aiuta il soggetto a scoprire risorse che egli credeva di non possedere e a servirsi in modo più efficace e flessibile degli strumenti che fanno già parte della sua conoscenza di sé.
I dati dell’APA (American Psychological Association) evidenziano come l’approccio cognitivo-comportamentale sia la prima scelta terapeutica per la cura di molti disturbi.
LINEE GUIDA DELL'AMERICAN PSYCHIATRIC ASSOCIATION (APA)
Disturbi per i quali l'APA consiglia l'impiego della Psicoterapia cognitivo-comportamentale
DISTURBO |
Livello di raccomandazione per l’impiego della Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale |
Abuso di sostanze |
1° scelta in associazione ai farmaci |
Depressione Maggiore |
1° scelta con o senza associazione di farmaci |
Disturbi Alimentari |
1° scelta (bulimia nervosa, disturbo da alimentazione incontrollata) 2° scelta (anoressia nervosa con ripresa di peso) |
Disturbo di Panico |
1° scelta con o senza associazione di farmaci |
Disturbo Ossessivo Compulsivo |
1° scelta con o senza associazione di farmaci |
Disturbo post-traumatico da stress |
1° scelta con o senza associazione di farmaci |
Disturbo Borderline di personalità |
2° scelta in associazione ai farmaci |
Disturbo acuto da stress |
2° scelta con o senza associazione di farmaci |
Disturbo Bipolare |
2° scelta in associazione ai farmaci |
Comportamenti Suicidari |
2° scelta (depressione maggiore) in associazione ai farmaci |
Schizofrenia |
2° scelta (fase stabile) in associazione ai farmaci |
Fonte: Practice Guideline (1998-2007), Guideline Watch (2005-2007)